Archivi categoria: ribellarsi è giusto

Gelmini e Legge 133: manifestazione di Genova

paesegiovani

paese non per giovani

genova 30/10/08

genova 30/10/08

gelminbidracula1

gelmini

Domani ci sarà a Roma la manifestazione nazionale dell’Onda e della CGIL e Uil sulla scuola, di cui tutti e tutte sapete tutto, quindi non mi dilungo. Voglio solo segnalare l’intervento del collettivo universitario Figliefemmine di Bologna, che da’ una lettura femminista della lotta in corso contro la 133. Qui il loro post sul Serverdonne. E ora qualche foto della splendida manifestazione genovese del 30 ottobre scorso. Trentamila persone, non solo giovani. Che poi hanno continuato tutti i giorni a fare cose, lezioni all’aperto, lezioni per bambini, cortei, interventi, letture pubbliche, occupazioni…insomma, ci credono, sono bravi/e, tenaci, saggi/e. Ci sono anche docenti con loro, maestre, ricercatori, precari/e, cittadini/e interessati, facce note e sconosciute. Veramente un sacco di gente. Che la forza sia con noi…

contro l'ignoranza
ignoranza2

tagli

mariuccia-maestra

una maestra

progresso1

ricerca pubblica

Lascia un commento

Archiviato in ribellarsi è giusto

La Gelmini non fa bene ai bambini

Fotografie della manifestazione di questa mattina a Genova, contro la “controriforma” Gelmini e tutto il resto. Hanno partecipato maestre, genitori e bambini sia della materna che delle elementari, e un bel nmanifestazione anti Gelminiumero di studenti universitari. Abbiamo rivisto amici, vicini di casa, vecchi compagni e compagne che lavorano nella scuola. Ogni giorno si registra un attacco ai “beni comuni”, sempre più becero e squallido. Ieri la scuola e le “classi differenziali” per i bambini immigrati, oggi contro la riduzione dei gas serra…di tutto questo ben scrive  dettagliatamente Femminismo-a-Sud
Già. Ci vorrebbero divisi, zitti, e se non zitti, morti.

Non sarà facile riuscire a difendere tutti questi beni, materiali, immateriali e di conquiste culturali e civili (tra le poche durature di cui ci possiamo vantare, noi, la generazione degli anni ’60) da questi attacchi frenetici e anche un po’ deliranti; il nano con la cuffia in testa continua a dire che il tempo pieno sarà raddoppiato:  ma la scuola al pomeriggio serviva a imparare, non a parcheggiare i bambini in attesa che i genitori tornino dal lavoro. E poi, chi lo farebbe? La maestra “unica” già distrutta dalle cinque o sei ore mattutine? siete mai stati in un asilo o in una scuola elementare all’ora di pranzo, avete mai misurato i decibel durante la ricreazione? roba da mettersi le cuffie come per il compressore dei lavori stradali.  Ne vedremo delle belle. E non è che l’inizio: l’autunno è appena cominciato!

bambini

Ps. Oggi 18/10.
Segnalo il posti-it di Giuliano Galletta sul Secolo XIX di oggi:

Gasparri: «Speriamo che
i bambini portati alle
manifestazioni da dei
cattivi genitori diventino
in futuro dei buoni
cittadini». Speriamolo.
Per lui, invece, temo che
non ci sia più speranza.

1 Commento

Archiviato in ribellarsi è giusto

Stiamo ritornando alle “leggi razziali”? e che cavolo fa il PD? guarda dall’altra parte???

Attraverso la lista di discussione “Lilith” ricevo un messagio a dir poco sconvolgente. Lo pubblico qui, e lo faccio proseguire a vari amici e amiche, giornali e giornalisti. Non si può rimanere in silenzio!

Oggi ho ricevuto una lettera da parte di un caro amico, Giorgio Bezzecchi.
Giorgio Bezzecchi è vice-presidente nazionale dell’Opera Nomadi e da anni lavora per la promozione sociale, politica e culturale dei rom a Milano.
La sua famiglia vive in un campo a Milano, il padre è stato deportato in un campo di concentramento, a cui fortunatamente è sopravvissuto. Il nonno, deportato in un altro campo non è sopravvissuto. Domani [il 6 giugno] tutta la sua famiglia sarà fotografata e schedata, conformemente alle attuali decisioni del Prefetto che prevedono un rilevamento completo di tutti i rom residenti nel territorio milanese. E‘ stato deciso un rilevamento di identità da parte della polizia su base esclusivamente etnica.
Credo che la sua e.mail debba essere letta e ragionata.
Per inviare messaggi di solidarietà è importante scrivere sia all’indirizzo dell’opera nomadi di Milano, sia della cooperativa Romano Drom, di cui Giorgio è presidente.
mailto:segreteria@operanomadimilano.org
mailto:ROMANDROM@libero.it
Un saluto molto cordiale,
Tommaso Vitale

Testo della lettera di Giorgio Bezzecchi (Rom-medaglia d’oro al valor civico):

Milano, 5 giugno 2008-06-05
Oggetto: Prossimo intervento differenziale per cittadini Italiani (censimento fotografico e schedatura-Polizia), domani mattina, presso il campo comunale di via Impastato a Milano (famiglie Bezzechi).

Sono passati sessant’anni dalla promulgazione delle leggi razziali e dalla pubblicazione della rivista “La difesa della razza“di Guido Landra e dei primi rastrellamenti che sfociarono dopo un breve periodo di tempo in un ordine esplicito di “internamento degli zingari italiani” in campi di concentramento (Circ.Bocchini 27/04/41), quei “campi del Duce” di cui in Italia si è preferito perdere la memoria.
“RICORDARE PER NON DIMENTICARE”
Sono passati sessant’anni, ma le preoccupazioni, la percezione del pericolo, I PROVVEDIMENTI PUBBLICI SONO GLI STESSI DI OGGI. E’ agghiacciante quello che sta avvenendo oggi sotto i nostri occhi, a Milano. Rimanere in SILENZIO oggi vuol dire essere responsabili dei disastri di domani. NESSUNA collaborazione di Enti o Associazioni è giustificata
VERGOGNA!.…….
Mi appello alla società civile, chiedo un sostegno per le comunità di rom e sinti Milanesi………….voci dal silenzio……..
Ricordo che domani sarà schedato anche mio padre, CITTADINO ITALIANO, che ha patito la persecuzione nazi-fascista con l’internamento in campo concentrazionale italiano (Tossicia)……………..mio nonno deportato a Birkenau e uscito dal camino…………….
VERGOGNA! MI VERGOGNO, IN QUESTO MOMENTO, DI ESSRE CITTADINO ITALIANO E CRISTIANO……………..
Chiedo in questo momento tragico per la democrazia e la cultura a Milano ed in Italia, di URLARE il proprio dissenso per questa politica razzista, incivile e becera.
RICORDO E NON DIMENTICO che oggi siamo noi e domani…………………………
Milano,05/06/2008
Rag. Giorgio Bezzecchi
(Rom-medaglia d’oro al valor civico)


1 Commento

Archiviato in ribellarsi è giusto

“La unica lucha que se pierde es la que se abandona!”

se lo dicono loro, le Madres de Plaza de Mayo…

Teniamolo a mente anche noi. Soprattutto adesso

Lascia un commento

Archiviato in ribellarsi è giusto

Grembiuli neri (in memoria del ’68)

Il grembiule nero era uno strumento di oppressione sessista. Quando abbiamo capito questo, era il 1966, eravamo un piccolo gruppo di ragazze della 3a C del liceo Doria, ci siamo messe a pensare come avremmo potuto farlo fuori, senza farci steccare e rischiare di non essere ammesse all’esame di maturità. Faccenda di non facile soluzione, perche il preside Italo Malco e i diversi professori e professoresse non offrivano alcuna garanzia di solidarietà (tranne forse Gennaro, prof. di Filosofia…ma francamente non ne sono molto sicura). Un’opinione radicale era quella di scendere in cortile, farne un mucchio e darlo alle fiamme. Già il fatto di scendere in cortile era una ulteriore sfida: infatti i maschi potevano fare la ricreazione in cortile e abbuffarsi di focaccia – per quanto grondante un olio piuttosto sospetto, rimaneva un oggetto di concupiscenza fin dal primo anno di liceo (anzi, dalla IVa ginnasio, si chiamava così). Le femmine no, in classe, digiune, e infagottate dal grembiule nero, anche in maggio, anche quando fuori c’era una bella aria di primavera o negli ultimi giorni di scuola.
Che rabbia, che discriminazione odiosa, che sollecitazione alla rivolta! E infatti, rivolta fu.
Guidate dalla nostra grande leader Elvira B., scendemmo un giorno in cortile. Era appunto maggio, mi pare, con un bel sole e le foglioline verde tenero sui rami degli alberelli stenti (ma tutta questa vicenda ha un po’ i contorni confusi della fiaba che mi sono raccontata più di una volta. Quindi, può essere che le cose non siano andate proprio così!). Via gli odiati grembiuli, e sotto con la focaccia. Niente pira ardente, però, per quella non avemmo abbastanza coraggio…

La reazione dell’establishment scolastico fu ovviamente di stupefazione, di rimbrotto, e di oscure minacce. I maschi non me li ricordo affatto solidali: semmai curiosi e come al soliti sfottenti. Non avevano nessuna coscienza politica! Non sapevano che era iniziata una marcia rivoluzionaria che avrebbe messo sottosopra mezzo mondo, e che continua ancora adesso.
Veramente non lo sapevamo nemmeno noi, eroine di tanto audace gesto. Non mi ricordo se ci furono conseguenze repressive – se si, blande. D’altra parte, erano gli ultimi giorni di scuola dell’ultimo anno, e di lì a poco saremmo andate a far danni altrove…forse questo fu il saggio pensiero del corpo docente.
Credo che il grembiule per quell’anno scolastico non ce lo mettemmo più. Forse anche ragazze di altre classi seguirono l’esempio, anche negli anni successivi (il ’68 era alle porte). Mi dicono però che già negli anni ’70 il grembiule nero, purtroppo, era tornato in uso.

Se guardo le foto scolastiche di quegli anni, mi rendo conto di come il grembiule, non diversamente da vari tipi di indumenti obbligatori nati per nascondere, castigare, coprire, censurare il corpo femminile (una versione mitigata di chador) fosse stato adattato dalla nostra fantasia e vanità a un qualche uso trasgressivo. Dalla versione cortissima, che lasciava fuori un palmo di una già cortissima minigonna (Elvira), al collettino alla marinara a righe bianche e blu (Stella), al grembiule nero lucido che seguiva la provocante silhouette di Milena…insomma, in realtà alcune avevano già trasformato il grembiule in uno strumento di seduzione, o almeno, lo avevano ampiamente personalizzato. Parlo per le altre, perchè io…non mi posso certo vantare di simile astuzia femminile. Infatti, delle ragazze in grembiule qui riprodotte, indovinate chi era che doveva coprire una colossale smagliatura nella calza, immortalata purtroppo dal fotografo scolastico? Avete indovinato.

La stessa che, forse in modo premonitore, fu bocciata in terza media in Economia Domestica…anche qui, gigantesca ingiustizia. Le femmine al sabato uscivano all’una, i maschi alle undici. Non mi scorderò mai quelle due ore mortali di noia disumana – con i nostri compagni che ci sbeffeggiavano dalla ringhiera di Mura di Santa Chiara – sono offese che non si cancellano.

Ma poi, ci siamo prese la nostra rivincita.
P.S. Questo post è uscito anche su Supermemorabilia, rubrica del Secolo XIX online

grembiuli neri

5 commenti

Archiviato in memoria, ribellarsi è giusto

Migliaia in corteo per la libertà e l’autodeterminazione

giubbe rosseManifestazione a Genova, come in altre città d’Italia, contro gli attacchi alla legge 194 e in generale per l’autodeterminazione delle donne. Moltissima gente, di varie generi e generazioni in Piazza De Ferrari. Anche molte ragazze, e donne immigrate. Molti anche gli uomini. Bella atmosfera, amiche che si ritrovano dopo un po’ di anni…anche musica a palla, girotondi e balli. Ma non deve trarre in inganno – non era una scampagnata: la gente, almeno quelle migliaia, forse diecimila, che erano li, e che poi hanno animato un grande corteo per le vie del centro, avevano ben chiaro che questa aggressione all’autodeterminazione delle donne è anche un test sulla tenuta e capacità di reazione sociale. Ci sono molte forze che aspirano a instaurare un autoritarismo mediatico e paternalista – non solo il Vaticano e la destra. E ci sono oscillazioni e ambiguità anche nei partiti di sinistra.
Basta, facciamo chiarezza! Non ci useranno per i loro giochetti politici. Non ci useranno per niente!
Diceva una donna: “Mi pare di non essermi mai allontananata da questa piazza, di non avere mai smesso di lottare…”. Vero. Anch’io ho avuto la stessa sensazione. Ma anche la soddisfazione di essere di nuovo in migliaia. Qui ci sono alcune delle foto.
Mi sento di poter dire, dopo la giornata di oggi, che sarà ancora dura, ma “non passeranno!”.

Lascia un commento

Archiviato in femminismo, ribellarsi è giusto

Mai sottovalutare le donne!

Attacco clericale e reazionario alla legge sull’aborto e all’autodeterminazione delle donne.

Mi pare che la risposta delle donne, da nord a sud, in metropoli e provincie, non si sia fatta attendere. Sabato pomeriggio anche qui a Genova si è fatto un primo improvvisato presidio in Piazza De Ferrari, davanti a Palazzo Ducale, cento, forse duecento donne, tutto convocato via sms e telefonate. Intanto procede la organizzazione del presidio e forse manifestazione di sabato 23 – stesso posto e orario.

Anche ad Albenga, provincia di Savona, un gruppo di donne ha atteso Ferrara davanti al cinema dove stava sproloquiando. Per non farsi beccare, è dovuto uscire dal retro. Dal posto che gli conviene. Mooolto onorevole…molto prestigioso!

Intanto si sentono girare proposte di incontri, riunioni nelle case, come una volta.

Si scrivono lettere ai giornali, appelli, commenti…e anche volantini, striscioni, cartelli. Le figlie trentenni sono furibonde: lo credo, a loro le tocca da molto vicino. Ma al presidio di sabato c’era una gagliarda signora di 84 anni…e faceva un freddo boreale. Anche le ragazze e donne latine (a Genova c’è una grande comunità) stanno mettendosi in movimento…

Ma non solo manifestazioni reali; anche sul web si sta muovendo un corteo virtuale di blog, che si infoltisce sempre di più. Credo che non passerà molto e quelli che hanno scatenato questa squallida campagna forse dovranno pentirsene.

Mai sottovalutare le donne!

Lascia un commento

Archiviato in ribellarsi è giusto

Manifestazioni ovunque sui fatti di Napoli

FLAT I vergognosi fatti di Napoli, l’irruzione delle forze dell’ordine dell’ospedale dove una donna aveva appena praticato un aborto terapeutico, sono ormai sulle pagine dei giornali e nei notiziari tv. Oggi stesso ci sarà una prima e immediata risposta, con presidi e manifestazioni, ovunque.
La violenza contro le donne fa un salto di qualità, direttamente sul terreno politico ed elettorale: questo è un primo episodio, terrificante per le prospettive che evoca, cioè terrorismo clericofascista, di cui Ferrara si è imparato a memoria la lezione dai gruppi americani. Il tutto, per avere qualche voto in più! spingendo nel regno dell’inaudito il cinismo politico – i corpi e le lagrime delle donne, il loro dolore, come una piattaforma per un partito politico (che abbia voti, soldi, posti in parlamento…se quella fogna che è diventerà forse si potrà chiamare ancora parlamento). Se non ci mobilitiamo subito, tutte e tutti. Se non lottiamo. Se ci facciamo instupidire, rimbambire. Ma qui, care, si tratta della nostra pelle e dignità, delle nostre figlie, e forse nipoti…nonchè amiche che vengono a lavorare qui da paesi lontani, sole e spesso impaurite.
Appuntamenti: per chi non va a Roma, il 23 in piazza De Ferrari a Genova, ore 16,30. Spero però che si riesca a organizzare anche qualcosa prima. Guardate anche questa intervista su Repubblica online di oggi, e traete le vostre conclusioni (un ringraziamento alla donna intervistata, per il suo coraggio – e alla giornalista). Facciamo rete!

2 commenti

Archiviato in ribellarsi è giusto

Anche La Stampa (nel senso di quotidiano stampato a Torino) ha un’anima

Almeno una, quella della sua brava giornalista Flavia Amabile.

Qui c’è il link al suo pezzo di oggi. Da leggere.

E qui un altro link, con un po’ di istruzioni se si vuole cominciare a “non farsi mangiare vivi” come dice l’autore.

Sabato 23 c’è un presidio anche a Genova, in piazza De Ferrari, contro gli attacchi alla 194. Ci sarò. C’è un Appello per la difesa della L. 194 firmato da associazioni di donne e da singole, da far conoscere.

Per stasera non ho la forza di scrivere altro.

2 commenti

Archiviato in ribellarsi è giusto

Quello che mi disgusta…

…nella campagna contro la legge 194 sulla interruzione di gravidanza imbastita un’ennesima volta da Ferrara, da tempo un provocatore di professione nel senso malavitoso del termine, Bondi, Ruini, e altri splendidi difensori della morale è il cinismo con cui cercano di manipolare il tema dell’aborto per ottenere i loro obbiettivi, in una partita puramente politica nel senso della risiko del potere. E’ un tentativo di far dimenticare in fretta, di far sparire dalla prima pagina dei giornali e delle televisioni il buon successo del governo con la moratoria contro la pena di morte. Che schifo, che squallore. Uno sporco gioco in cui delle donne e dei loro drammi e problemi, proprio non gliene frega niente, a nessuno di questi tristi figuri. E però ormai è troppo evidente, troppo lampante. Hanno avuto troppa fretta di recuperare, di lanciare una campagna ideologica per cercare di ricompattare una opposizione ormai sparpagliata in sette e clan- cosa c’è di meglio che aggiungere violenza politica e ideologica alla dolorosa e in certi casi drammatica esperienza che un aborto comporta per le donne?Ma costoro non erano così integralisti a difendere la vita, quando c’era da mandare soldati in Irak ad ammazzare e farsi ammazzare. Quelle lì non sono vite? dei militari e civili irakeni, degli afgani, ma anche degli italiani, americani, inglesi e compagnia. Credono che ci siamo già dimenticate le balle che hanno contato, e le armi di distruzione di massa, e le responsabilità irakene nell’11/9 e via strisciano ai piedi dei Bush e dei suoi soci petrolieri? No, non lo dimentichiamo, quella lì è la misura della loro dignità. Il vero Livello Zero.

Posso solo dire che, su questa via, troveranno pane per le loro zanne.

Un caso di psicopatologia è la Binetti. Sente le voci. Ma mai che le consiglino una certa coerenza con lo schieramento politico in cui si è fatta eleggere- magari dimettendosi (e smettendo di percepire il suo stipendio di parlamentare). Ragazzi, che schifezza.

Lascia un commento

Archiviato in ribellarsi è giusto