Dove sono finiti i blog archivistici?

Aimè, mi pare che si siano lentamente estinti. La nutrita pattuglia i blog, alcuni gestiti da esperti archivist*, che davano informazioni veramente utili, sono fermi, chi agli anni 10, chi ai 12, il più longevo al 2020…

Anche Archivagando è stato silente per alcuni anni. L’urgenza era quella di agire, creare un archivio, per il quale si erano verificate sia la necessità che la possibilità. L’archivio è nato nel 2010, e fino ad oggi ha assorbito tutte le mie energie, e quelle di altri e altre collaboratori e collaboratrici, archivist*, bibliotecar*, amici e compagni di impresa.

Ma, ora che posso guardare con soddisfazione ai cento e più fondi riordinati e descritti, agli utenti che frequentemente richiedono i materiali per le loro ricerche, ai progetti che ci stimolano a continuare a creare e costruire, a comunicare e valorizzare, a rapportarci col mondo, con la scuola, con chi ha donato i documenti e mantiene con l’archivio un bel rapporto di familiarità e fiducia, ora, dicevo, sento la mancanza di quel circolare di idee e sperimentazioni che i blog trasmettevano.

Gli autori e le autrici che cosa fanno adesso? forse qualcun* è andato in pensione, o il blog è diventato obsoleto, sostituito da altri social, che permettono una reazione con chi legge più immediata…ma anche facebook è in declino, e io non riesco ad appassionarmi a luoghi dove il dialogo sia ridotto a mono-bisillabi o cuoricini o faccine stereotipate.

Avrei voglia di riaprire quel tipo di esperienze, leggere di chi vive lavora o ha lavorato nel mondo degli archivi e ancora ci ragiona su. O, magari! di nuove leve che stanno facendo scoperte e creando idee e pratiche innovative.

Non che mi aspetti una risposta qui. Ma cercherò, mi riprometto, di riprendere i fili di un discorso interrotto. Anche setacciando il web. Chissà…

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Seminario sugli archivi femministi, articolo sul Mondo degli Archivi

Pubblicato sulla web rivista della Direzione generale degli archivi e dell’ANAI. Qui il link:
http://www.ilmondodegliarchivi.org/rubriche/in-italia/604-ferrara-un-seminario-sugli-archivi-femministi

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Archiviato in archivi, convegni, tecnologie

L’addio alla professione di Archivista di Richard J. Cox. :

Farewell to AERI, or Last Words on the Archival Mission

 

Tutto da leggere, e rileggere anche i suoi post meno recenti sul suo blog. Vorrei che ci fosse anche qui da noi, chi fa tesoro del suo appello, sopratutto nel comprendere che il campo della memoria è sempre un campo di battaglia tra prove e manipolazioni, e che per raggiungere una “verità” fattuale bisogna accettare che essa sia sempre provvisoria, multipla, contraddittoria e complessa. Ciò non giustifica comunque chi, dotato di pubblica autorità, nasconde, manipola, distrugge documenti storici (in Italia sono molti anni che si attende un decente “verità” sulle stragi fasciste e di stato degli anni Settanta -che hanno fatto più morti e feriti di tutti gli omicidi perpetrati dai gruppi armati della sinistra extraparlamentare, e sono state compiute, cosa molto più grave, con la complicità di apparati deviati dello stato). La battaglia di Cox e degli altri “guerrilla archivists” è contro la distruzione, in atto dall’amministrazione Trump, per salvare i documenti relativi al cambiamento climatico, all’importanza della prevenzione per la salute pubblica, ecc. Molti archivisti professionali hanno aderito al movimento, in alleanza con comunità e gruppi di cittadini; Cox , con una immagine efficace, richiama le figure dei monaci medioevali che ricopiavano di nascosto i testi classici “proibiti” dalla Chiesa, salvandoli dall’oblio e dalla distruzione. Certo che il mestiere archivistico, specie per i pubblici dipendenti, si arricchisce di sfide nuove e molto interessanti…si saprà coglierele?
https://twitter.com/rjcoxarchivist

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Archiviato in archivi, media, ribellarsi è giusto

Un contributo “Teatrale” al discorso sul genere

http://www.corriere.it/spettacoli/17_luglio_26/mio-teatro-transgender-che-racconta-l-identita-genere-a6af2dae-714b-11e7-97e0-849a9c15ef13.shtml

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Archiviato in politica

The Ebon Box. Emily Dickinson, n. 169 (1860)

In Ebon Box, when years have flown
To reverently peer –
Wiping away the velvet dust
Summers have sprinkled there!

To hold a letter to the light –
Grown Tawny now, with time –
To con the faded syllables
That quickened us like Wine!

Perhaps a Flower’s shrivelled cheek
Among its stores to find –
Plucked far away, some morning –
By gallant – mouldering hand!

A curl, perhaps, from foreheads
Our constancy forgot –
Perhaps, an antique trinket –
In vanished fashions set!

And then to lay them quiet back –
And go about its care –
As if the little Ebon Box
Were none of our affair!

“Emily Dickinson. Tutte le poesie”, a cura di Marisa Bulgheroni, Mondadori 1997.

“Nella cassetta d’ebano, passati molti anni
guardare reverenti,
scostando quella vellutata polvere
che le estati vi sparsero

E reggere una lettera alla luce –
ormai ingiallita dal tempo –
compitare le sillabe sbiadite
che come vino ci esaltarono!

Forse tra i suoi tesori ritrovare
qualche sgualcito petalo d’un fiore
che una mattina lontano fu colto
da un’intrepida mano, ora consunta!

(…)
E poi riporre tutto, silenziosi,
e andare pei fatti nostri
come se quella cassettina d’ebano
più non ci riguardasse!”

e molti anni dopo, questa bellissima canzone, nella fassbinderiana versione cinematografica (segnalata da Marco Ferrari): dicono di più sul <ricordare> che un tomo di mille pagine…

 

 

 

 

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Archiviato in archivi, memoria

EFFE, archivio virtuale sul web

Bellissima realizzazione!
effe, rivista femminista

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Archiviato in archivi, femminismo, media, memoria

Il sito del progetto BABE, Bodies across Borders, oral and visual memories in Europe and beyond

http://blogbabeproject.eu/welcome/
progetto della Università Europea coordinato da Luisa Passerini e Liliana Ellena. E’ un blog ricco e complesso, da esplorare con calma, che fornisce informazioni su eventi e protagonisti dell’attuale scenario multiculturale di studio e attivismo (Itinerari della soggettività mobile…) e approfondimenti nel campo degli studi trans e interculturali.

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Archiviato in archivi, cultural studies

Laura Capitta

Ci ha lasciato. Addio cara, ti ricorderò sempre con affetto, stima, e dolore per il vuoto che lasci.
Un ricordo su Herstory
https://www.facebook.com/archiviaherstory/?fref=nf

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Rovegno, nuove anzi vecchie fotografie

1-House at Staten Island 1

1-House at Staten Island 1

My Great Grandmother Luigia De Barbieri, wife of Domenico Rovegno

My Great Grandmother Luigia De Barbieri, wife of Domenico Rovegno

3-Tino De Ferrari and Edmund Meagher, son of Kate Rovegno, 1918, Staten Island

Tino De Ferrari and Edmund Meagher, son of Kate Rovegno, 1918, Staten Island

4-Rose Rovegno with Tino De Ferrari (my father) at Staten Island,

Rose Rovegno with Tino De Ferrari (my father) at Staten Island,

7-Frank Rovegno

Frank Rovegno

6-Jenny Rovegno, 17 years old, 1904

Jenny Rovegno, 17 years old, 1904

5-Frank Rovegno and Edmund Meagher

Frank Rovegno and Edmund Meagher

14-Uda Rovegno with sons Josie and Albert

Uda Rovegno with sons Josie and Albert

9-Albert Rovegno with Rose and Grace 1957

Albert Rovegno with Rose and Grace 1957

13-Lizzie Rovegno wife of Pompeo Coppini

Lizzie Rovegno wife of Pompeo Coppini

8-Albert Rovegno with Rose Santore, 1

Albert Rovegno with Rose Santore, 1

11-Floyd Rovegno

Floyd Rovegno

12-Floyd Rovegno 1946

Floyd Rovegno 1946

10-Edmund Meagher, son of Kate Rovegno, 1947

Edmund Meagher, son of Kate Rovegno, 1947

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Chiharu Shiota, The Key in the Hand, 56. Biennale d’Arte di Venezia – Padiglione Giappone, 2015

https://www.youtube.com/watch?v=GolS9Db3BMM

 

http://arte.sky.it/2015/05/biennale-darte-di-venezia-il-padiglione-giapponese/#0

Una installazione dell’artista Chiharu Shiota all’ultima Biennale veneziana. Si può vedere fino a novembre. Io l’ho trovata stupenda. E’ molto difficile da fotografare, perché quando entri sei completamente immersa in questo intreccio incredibile di fili, intreccio e non groviglio, perché ognuno (e sono migliaia) ha una sua traiettoria  – anche se non è decifrabile. Il catalogo e il curatore danno delle interpretazioni, io preferisco lasciarmi portare dalla profonda suggestione che esercita l’opera. Le vite degli individui? Le chiavi  appese come i nuclei della memoria individuale, “chiave” della soggettività? Che spesso non coincide più con la serratura…le barche, sospese e circondate dai fili, come eventi, periodi storici intorno a cui si addensano le traiettorie delle vite individuali? che sono singolari e inestricabilmente intrecciate tra loro, formano fasci, si raccolgono e poi si ridividono, cercano la propria strada. Chi guarda è dentro l’opera, difficile distanziarsi, non c’è un punto di vista globale, proprio come il mondo e la vita: un filo tra i fili, una chiave nella mano, dice  Chiharu Shiota. Oppure perduta, smarrita. Forse è possibile ritrovarla, in quei mucchi di chiavi sparsi per terra, chissà se è la stessa o un’altra, se nel frattempo anche la serratura è cambiata… Intanto penso alla memoria, alle vite, alla storia; e poi ovviamente, al tempo… Insomma: un ermo colle e una siepe. Trovarlo a Venezia nel casino festoso e impegnato della Biennale è stata una bella sorpresa.

(Foto Caterina Porcellini)

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